Comunicare il consiglio o fare pornografia della salute?
Da un articolo su www.pharmafulcri.it
Continua a crescere il tempo che gli italiani passano su internet e sui social in particolare. È un trend che in questi anni ha spinto anche molti farmacisti ad approdare sui social più frequentati, come Instagram e Tik tok, per dare maggiore visibilità alla propria farmacia.
Ma siamo sicuri che balletti, canzoni e sponsorizzazioni servano ad aumentare la fiducia degli utenti? Diventare un “pharma-influencer” serve alla farmacia?
Lo abbiamo chiesto a Silvio Galmozzi, CEO di Groon, partner delle farmacie nella comunicazione digitale.
«Il report 2023 appena pubblicato da We are social sullo scenario digital e social italiano in effetti fotografa un Paese sempre più on line: 78 milioni di cellulari, con l’86% della popolazione italiana tra i 16 e i 64 anni collegata a internet, di cui 3 su 4 attivi sui social media, sui quali trascorrono mediamente 1 ora e 48 minuti al giorno. Il dato è questo, senz’altro, e dà sicuramente spunti interessanti su come la farmacia può lavorare sui social. Ma non giustifica un utilizzo indiscriminato e a priori dei canali social per attirare l’attenzione dei clienti o generare profitto, senza alcuna valutazione critica dell’accuratezza dell’informazione o della sua utilità. Il rischio è che il farmacista smetta di fare il professionista del consiglio e diventi una buffa caricatura, almeno nel percepito degli utenti social».
Come evitare questa perdita di identità? Come muoversi in questo scenario in modo professionale senza perdere opportunità?
«Ci sono più aspetti da considerare» spiega Galmozzi. «Che cosa si vuole ottenere con l’attività digitale? È uno strumento per attirare nuovi potenziali clienti, per aumentare gli ingressi in farmacia e per coltivare anche a distanza la relazione con i propri clienti. Quindi si scelgono i media in base al contenuto che si vuole comunicare e non viceversa. Inoltre, bisogna fare attenzione al target, il canale corretto deve essere selezionato anche per intercettare il target potenzialmente interessato. Infine, la farmacia per avere un ritorno deve muoversi nella produzione e pubblicazione di contenuti che abbiano una ricaduta territoriale ben definita, geolocalizzata, riferita alla singola farmacia privata o ai punti vendita del gruppo di appartenenza».
La presenza sui canali social è un investimento complesso e che richiede una pianificazione specifica. Diversamente lo sforzo non vale il risultato e, anzi, può far perdere credibilità e autorevolezza, oltre che risorse. Ne vale la pena, quindi?
«Certamente sì, ma non credo che il farmacista debba diventare uno specialista digitale» conclude Silvio Galmozzi. «Il farmacista deve mettere a disposizione del contenuto la sua conoscenza per l’elaborazione di un piano editoriale efficace, perché la sua competenza è unica e non delegabile, ma se la farmacia vuole gestire direttamente i propri social media deve dotarsi di strumenti semplici che possano ottimizzare l’impegno oppure affidarsi a partner esperti, che collaborino nella definizione della strategia e negli aspetti operativi».